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THX 1138, l’uomo che fuggì dal futuro

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Cult della fantascienza cinematografica, primo lungometraggio di George Lucas e allarmante visione distopica del regista californiano, la cui figura suscita l’immediata associazione mentale con le saghe di Guerre stellari. Eppure, la spia lampeggiante che la proiezione di THX 1138 – titolo originale della pellicola risalente al 1971 – accende nelle coscienze, col trascorrere degli anni diviene sempre più tangibile e attuale. Unioni civili, utero in affitto, adozioni e fecondazione eterologa: la giurisprudenza sta entrando sempre più nell’intimo per emanare nuove norme sul diritto di famiglia, a partire dalla riforma che riguarda responsabilità, definizioni e legami tra genitori e figli, contenuta nel decreto legislativo 154/2013.

Un uomo di nome THX 1138 – l’identificativo è ormai la prassi nella società piramidale e futuribile descritta dalle sequenze del film – vive in un ambiente artificiale, prestabilito ed asettico, dove corpo e mente del genere umano sono gestiti da un avanzato sistema tecnologico. Ogni norma di vita è stata assegnata: masse confinate nel sottosuolo della Terra, all’interno di una fredda e claustrofobica struttura progettata per il massimo rendimento produttivo. Distacco totale dall’habitat naturale, omologazione e annullamento del pensiero individuale. Repressione, assunzione obbligatoria di droghe: è la consuetudine in cui si consuma la tragica esistenza dell’umanità assuefatta. Proibito l’accoppiamento sessuale in quanto espressione emotiva e pertanto, potenziale causa di ribellione e ostacolo all’ordine teso alla monotonia meccanica del pieno profitto. Il lungometraggio illustra il parossismo di una collettività assopita e standardizzata, fondata sull’efficienza, sul falso senso di sicurezza e modelli consumistici aggregati. Dominata dai medesimi agenti cybernetici assemblati dall’uomo nei reparti delle sofisticate centrali.

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THX 1138 (Robert Duvall), inconsapevole di essersi in parte disintossicato dalla dose quotidiana di sostanze sintetiche – è la sua donna, LUH 3417 (Maggie McOmie) ad effettuarne la sostituzione – inizia a risvegliarsi dallo stato di narcosi sensoriale e si sente combattuto fra il desiderio per la propria compagna ed i vincoli morali di un dogma perduto nel nulla, surrogato nella vacuità di altari interattivi. Unico, illusorio rifugio dalla crescente disperazione di un’esistenza apatica: sotto l’occhio onniscente di un cinico Dio distorto sfociano ansie, afflizioni, sensi di colpa. Si elargiscono ipocrite benedizioni:

Tu sei un vero credente, un soggetto del divino creato a immagine dell’uomo dalle masse, per le masse, sii grato per avere il commercio, compra di più, compra e sii felice”.

Spiati dalle ubique telecamere del centro di videosorveglianza collettiva, i trasgressori sono perseguiti e puniti in nome del supremo ordine sociale che decreta la vita e la morte di un individuo in base al budget di spesa previsto. Laddove una sommaria giustizia istituzionale lo ritenga vataggioso, ciascun uomo, ridotto a sterile stringa numerica, potrà essere detenuto ed utilizzato come cavia sperimentale al fine di perpetuare il sistema e purificare la società dalla “perversione”. Un incubo dai contorni reali e abbaglianti, delineati dal lattiginoso candore delle ambientazioni scarne, minimaliste, opprimenti. Miserie celate nell’ordinarietà e felicità corrose.

È successo tutto così lentamente che la maggior parte degli uomini pensava non fosse mai successo”.

Unica opzione possibile: l’estrema fuga verso l’ignoto, alla velocità di duecentrotrenta miglia orarie, attraverso il canale veicolare sinistro della città sotterranea. E infine a piedi, raggiungendo i limiti periferici popolati da scimmie antropomorfe, risalire i condotti verso la superficie terrestre e riemergere dalle viscere del pianeta. Poter tornare alle origini, nel calore di un tramonto infuocato.

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La pellicola, ispirata al precedente cortometraggio di George Lucas – Electronic Labyrinth: THX 1138 4EB, del 1967 – è stata interamente restaurata nella versione Director’s Cut del 2004, a cura dell’industria di effetti speciali Light and Magic, pur mantenendo lo stile essenziale originario.

Flora Liliana Menicocci

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