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Berlino, artisti contro la sorveglianza digitale

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Straordinaria affluenza di visitatori quest’anno a Berlino per la 28esima edizione del festival Transmediale dedicato alla cultura e alle arti digitali. Capture All, il titolo dell’evento diretto da Kristoffer Gansing e ospitato dal 28 gennaio al 1° febbraio 2015 nella Haus der Kulturen der Welt – costruzione simbolo della modernità che dai berlinesi è stata soprannominata “l’ostrica incinta” per la particolare forma. Tema centrale della settimana – approfondito attraverso mostre, laboratori, proiezioni e seminari – l’estendersi del monitoraggio digitale, ossia il massiccio spionaggio del “cyber-cittadino” effettuato in nome del profitto da parte di aziende private e, in nome della prevenzione del terrorismo, dai governi. Il motto che ha ispirato il titolo scelto dai curatori, Daphne Dragona e Robert Sakrowski, è appunto il mantra dell’ex direttore dell’Agenzia per la sicurezza nazionale statunitense (NSA): catturare – con o senza consenso – ogni singola traccia che il navigatore lascia in Rete. E non solo: metadati telefonici, email e videomessaggi, abitudini e interessi personali. Nulla può sfuggire all’occhio indiscreto dello spionaggio elettronico di massa, un sistema di tracciabilità vampiresco che riguarda perfino i modelli comportamentali e le relazioni sociali – analizzati, quantificati e classificati da complessi algoritmi al fine di renderli riconoscibili. Per la serie “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”, ma soprattutto cosa compri. Database sterminati che fanno gola alle aziende. Si moltiplicano le richieste di acquisire i dati degli utenti: assimilati dal software.

A tal proposito è World Brain, di Stephane Degoutin e Gwenola Wagon, il film d’essai proiettato in anteprima al festival Transmediale che indaga il ruolo degli esseri umani all’interno di sistemi iperautomatizzati e tecnologie in grado di risucchiare ogni più intima parte delle nostre vite: l’uomo del Terzo Millennio è cibo per algoritmi?

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La delicata questione dell’utilizzo dei dispositivi di sorveglianza emotiva di nuova generazione è stata affrontata nella conferenza Devices of Affective Surveillance a cui hanno preso parte: il filosofo bolognese Matteo Pasquinelli; la docente di Media e Arti culturali presso l’Accademia di Arte e Media di Colonia, Marie-Luise Angerer; l’artista e ricercatrice Pinar Yoldas. Il prossimo livello di riconoscimento facciale si baserà infatti sulla scansione e identificazione delle espressioni del volto: stando alle teorie darwiniane, è possibile tracciare determinati aspetti comportamentali attraverso emozioni che straspaiono dai visi umani. È l’èra del Big Data, una raccolta di dati emotivi su larga scala.

L’iniziativa Offline networks unite! ha divulgato l’esperienza di riunire artisti, attivisti e ricercatori nel tentativo di dar vita a una Rete al di fuori di Internet: per gli interessati è attiva la mailing list off.networks@librelist.com. PirateBox Masteclass ha mostrato ai partecipanti come creare il proprio network wireless per la condivisione anonima di file e Superglue Demonstration come realizzare i propri siti web e fare hosting in casa (www.superglue.it). Diventare invisibili su Internet? ‘Becoming Fog’: practices of obfuscation for the datafying world; contro i meccanismi di sorveglianza eccessiva secondo Helen Nissenbaum e Finn Brunton è utile attuare una forma di resistenza dal basso che consiste nel fornire informazioni ambigue e fuorvianti – oltre all’uso di estensioni del browser che offuscano i propri dati di navigazione.

Con la collaborazione dell’artista visivo James Lane e Jeffrey Andreoni, il laboratorio Enclosures of Toxicity ha illustrato ai visitatori – muniti di contatori Geiger – il concetto di contaminazione. Per conoscere il linguaggio del capitalismo e la questione dell’evasione fiscale si è tenuto il seminario Follow the Money. Non è stato tralasciato fra gli appuntamenti di attualità l’argomento del terrorismo: Cruel narrations, con Karen Mirza e Klaus vom Bruch, ha approfondito come, dagli anni Settanta ad oggi, la narrazione dell’evento si sia riflettuta nei mass media attraverso telecamere di sorveglianza, riprese video fatte con smartphone e film di Bollywood.

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Fra le proiezioni, Tehran-geles di Arash Nassiri ha stupito il pubblico con la suggestiva riproduzione futuristica di una Teheran ipertecnologica. A cura della bio-artista newyorkese Heather Dewey-Hagborg l’inquietante video-installazione sul tema della sorveglianza genetica: Invisible.


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