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Perché sono state cancellate le missioni Apollo? È in arrivo Artemis: la prima donna sulla Luna

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“C’è un motivo per cui non siamo mai tornati sulla Luna”, assicura la locandina del film di fantascienza-horror ‘Apollo 18’, di Gonzalo López-Gallego (2011). Il found footage del regista spagnolo aveva talmente solleticato la curiosità degli spettatori che giunse la smentita da Washington: i filmati in stile documentario del lungometraggio non provengono da archivi segreti della Nasa. Il motivo per cui furono annullate le missioni successive ad Apollo 17 non sarebbe altro che una questione di bilancio. Ovvero, il 2 settembre 1970 il Congresso tagliò i fondi stanziati all’Agenzia spaziale per il seguente anno fiscale. Inoltre, secondo lo scienziato David R. Williams, del Goddard Space Flight Center della Nasa a Greenbelt (Maryland), l’interesse globale era ormai scemato: “Il mondo intero era incollato ad Apollo 11, ma quando si giunse alle missioni 16 e 17 il pubblico in generale non era più così interessato”. Un aspetto non particolarmente noto riguarda il fatto che, all’epoca, la Nasa avesse già preso in considerazione l’idea di utilizzare il satellite come base di rifornimento per ulteriori esplorazioni spaziali, destinazione Marte. Con l’attuale programma di studio e ricerca sul Pianeta Rosso, sembra che la Luna sia essenziale per il successo delle future missioni con equipaggio umano. 

L’ostacolo principale che si frappose alla concretizzazione dei temerari progetti spaziali, ideati per le seguenti decadi, in base alle dichiarazioni di David S. F. Portree – del Centro scientifico operativo Lunar Reconnaissance Orbiter Camera (LROC), presso la Arizona State University –, scrittore di testi scientifici per la Nasa, fu la decisione del Congresso riguardo il taglio dei fondi. Una disposizione stabilita in conseguenza al drammatico esito della missione Apollo 1 del 1967, durante la quale persero la vita tre astronauti, nonché al grave guasto che si verificò alla navicella Apollo 13, ossia l’esplosione del modulo di servizio che impedì l’allunaggio e complicò il rientro dell’equipaggio sulla Terra. A ciò si assommarono i crescenti investimenti dell’amministrazione Nixon (dal 1969) per il conflitto in Vietnam. 

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Apollo 18, 19 e 20 avrebbero avuto il compito di condurre esplorazioni approfondite dell’habitat lunare, prelevando più campioni rocciosi e conducendo esperimenti inediti sulle polveri e sulle radiazioni superficiali, al fine di creare i presupposti per l’installazione di un laboratorio a lungo termine. Sempre durante gli anni Settanta, era stata elaborata anche una missione marziana. Nello specifico, si trattava di sorvolare il pianeta con astronauti a bordo di un veicolo più avanzato, tramite la tecnologia di Apollo Applications Program (AAP).

Gli aspetti geopolitici del successo di Apollo

A distanza di soli otto anni dall’annuncio del presidente John F. Kennedy – che il 25 maggio 1961 dichiarò ufficialmente l’intenzione di inviare, entro la fine degli anni Sessanta, astronauti sul suolo lunare – fu realizzato lo straordinario obiettivo. Dal dicembre 1972 (Apollo 17), nessun uomo si è più avvicinato alla Luna, sebbene vi siano state inviate numerose sonde robotiche. Neanche agli albori del Terzo millennio la Nasa riuscì a replicare una simile esperienza, poiché l’ambizioso programma Constellation (CxP) fu anch’esso cancellato, stavolta per volere di Barack Obama – che, nel 2010, lo definì “fuori budget, in ritardo e privo d’innovazione”. 

Astronauta sul suolo lunare (NASA)

L’aspetto metaforicamente propulsivo delle missioni Apollo fu il contesto geopolitico della Guerra Fredda e la corsa allo spazio con l’Unione Sovietica. Condizioni che in seguito non si  sono più verificate. Non dimentichiamo che il primo lancio spaziale in assoluto fu realizzato, nell’ottobre del 1957, dall’Urss con il satellite artificiale Sputnik 1. Ed il cosmonauta sovietico Jurij Alekseevič Gagarin stabilì il primato a bordo della capsula Vostok 1 – nel 1961. Eccezionali traguardi e dimostrazioni di potenza tecnologica che inducevano grandi preoccupazioni degli Stati Uniti d’America, i quali avevano tutta l’intenzione di affermare la supremazia della propria struttura politica ed economica dinanzi al mondo. La questione non era la Luna: si trattava di stabilire il primato globale della leadership statunitense. A tale scopo, dal 1960 al 1973, furono stanziati i 25,8 miliardi di dollari per Apollo – l’equivalente di oltre 260 miliardi al giorno d’oggi. 

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La Nasa tornerà sulla Luna con il programma spaziale Artemis?

Il programma spaziale Artemis della Nasa prevede di inviare per la prima volta donne astronauta sul suolo lunare entro il 2024, per stabilire una base permanente sul satellite della Terra. A distanza di oltre cinquant’anni dalla celebre missione Apollo 11, realizzata il 20 luglio 1969, la Luna sembra essere tornata al centro degli interessi dell’Agenzia spaziale statunitense, con l’obiettivo di costruire una sorta di snodo interplanetario verso la destinazione più ambita del volo spaziale umano: Marte. Difatti, la Nasa mira a inviare il primo uomo sul Pianeta Rosso a partire dal 2030. Tra i componenti della missione Artemis, così nominata in onore della dea Artemide – sorella gemella di Apollo e personificazione della Luna crescente nella mitologia greca – è prevista una stazione orbitante per condurre esperimenti e servire come piattaforma per ulteriori discese dell’equipaggio sulla superficie: il Lunar Orbital Platform-Gateway. Tale struttura dovrebbe essere condotta a destinazione dallo Space Launch System (SLS), un gigantesco razzo che la Nasa starebbe già sviluppando. Il gruppo di astronauti avrà accesso alla piattaforma per mezzo del veicolo spaziale Orion, in grado di trasportare fino a sei persone. Simile ad Apollo, la navicella è una versione tecnologicamente aggiornata e di dimensioni più ampie rispetto al suo predecessore. Il primo lancio di test è stato effettuato nel 2014, con l’uso di un razzo Delta 4 Heavy della United Launch Alliance.

A dare il nuovo avvio al programma spaziale statunitense con obiettivo lunare è stata l’amministrazione Trump, coinvolgendo aziende aerospaziali private come SpaceX di Elon Musk e Blue Origin di Jeff Bezos. L’investimento di 45,5 milioni di dollari comprende anche piccole e medie imprese incaricate di fornire veicoli robotici di raccolta ed analisi dati. Tra gli obiettivi della missione Artemis vi è l’estrazione di risorse come l’acqua, al fine di essere scissa in ossigeno e idrogeno da convertire in carburante missilistico. Dopo la cancellazione delle missioni Apollo 18, Apollo 19 e Apollo 20 – avvenuta nel lontano 1970 –, nonché la revoca di Constellation, stavolta la Nasa avrà successo? 

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Flora Liliana Menicocci

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