Forse perché la Spagna si “sacrificava” fuori della Nato?
Devo confessare che non mi ero mai soffermato sulle considerazioni spartitorie relative alle cittadinanze degli arbitri e nemmeno su connessioni geopolitiche attinenti. Però, leggendo qua e là alcune rilevazioni storiche sull’andamento sportivo della Spagna e di propri squadre e atleti, ho potuto realizzare la perfezione del meccanismo messo in atto a livello internazionale per colmarla senz’altro al di là dei suoi meriti sportivi e solo per questioni politiche e quindi extra-sportive. L’unzione del franchista Samaranch alla guida dello sport mondiale – quand’ancora l’”Impero del Male” sovietico era in sella (1980), e si preconizzava la sua fine solo in qualche B-movie statunitense e in parrocchie polacche – iniziò a dirla lunga in tema. Mi chiedo come mai, per esempio, nel tennis siano stati squalificati per mesi alcuni tennisti anche di fama al solo sospetto di aver assunto sostanze dopanti, mentre sono state completamente ignorate le risultanze delle indagini (tra l’altro condotte con molti omissis da parte degli inquirenti iberici) quando ci siamo trovati di fronte a nomi o personaggi altisonanti del Gotha tennistico spagnolo? Lo stesso è capitato nel ciclismo quando, nell’ambito dell’Operación Puerto, sono stati squalificati ciclisti non iberici, ma per fermare Alejandro Valverde (nato lo stesso anno dell’assunzione del connazionale alla presidenza del Cio) c’è voluto un intervento del nostro Coni che ne ha individuate le sacche di sangue, e lo ha fatto squalificare per due anni. Non dimentichiamo neppure il famoso Caso Contador.
Per restare nell’ambito dell’Operación Puerto si deve sottolineare che si è parlato patentemente a livello di stampa internazionale del coinvolgimento di tale estesissimo affaire di doping su moltissimi sportivi (calciatori, giocatori di pallamano, piloti automobilistici) i cui nomi, però, sono rimasti senza ragione nel limbo di un insabbiamento incredibile.
Infine, passando da una forma di doping ad un’“altra”, bisogna ricordare che parecchi club dal nome altisonante, tra i quali il Real Madrid ed il Barcelona, esercitano regolarmente la propria attività prestipedatoria in campo internazionale pur essendo pesantemente indebitati con le banche. Nella fattispecie catalani e castigliani hanno debiti per svariate centinaia di milioni ciascuno con istituti di credito iberici e mi richiedo: ma perché Monsieur Platini impone il fair play finanziario a tutta Europa e poi tollera queste evidenti violazioni a favore delle squadre spagnole? Affermano: ma Real e Barça hanno una potenza commerciale notevole per cui possono contare su introiti inimmaginabili rispetto ad altri club, per cui ci mettono poco a rientrare!
Ciò in teoria, perché se tutti gli anni queste squadre spendono e spandono centinaia di milioni in campagne acquisti faraoniche (quest’anno si parla del nostro “amico” Luis Alberto Suárez come di un acquisto da 90 milioni di euro e via compitando) come fanno queste società a rientrare nell’alveo di una sana amministrazione contabile, quando tutti gli anni lo sprofondo del deficit aumenta? Quello che fa ancora più rabbia è che la cosiddetta Unione Europea all’Italia lesina la minima possibilità di credito per vedere di uscire da questa asfissia economica, laddove ricapitalizza le banche spagnole, in sofferenza creditizia con i suddetti club, con robustissime iniezioni di denaro liquido, di fatto finanziando le gestioni satrapiche di Real Madrid e Barcellona.
Qualcuno sa spiegarmi dov’è la ragionevolezza di tutto questo? O almeno – per sposare una tesi condivisa – fino a quando e quanto il mondo dovrà pagare a Madrid il debito di riconoscenza per aver rafforzato l’“Impero del Bene”? E ciò restando fuori della Nato ai tempi di Franco per poi entrarci due anni dopo l’arrivo di Samaranch ai vertici del Comitato Internazionale Olimpico. Il segnale era chiaro per chi non era/è cieco. Inoltre Il 10 settembre 2013 a Buenos Aires è stato deciso che chi comanda al Cio è Thomas Bach, tedesco. Ho detto tutto.
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Finalmente si parla di un argomento che, da sportivo praticante, mi ha sempre creato dei “fastidi” morali e intellettuali, le 213 sacche di sangue sequestrate ad Eufemiano Fuentes, nell’ambito dell “Operation Puerto” devono essere analizzate e ricondotte agli sportivi coinvolti, non si possono tollerare simili porcate, ne va dell’immagine dello sport mondiale, grazie per il vostro intervento, spero che continuiate ad approfondire, sono con voi.