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Gli imperi subsahariani: i grandi Stati dell’Africa Nera III

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Parte terza: Kongo1, città-Stato degli Yoruba e altri Paesi

Nell’iniziare la terza e ultima parte della sintetica esposizione sugli antichi Stati è bene porre in rilievo come le civiltà della fascia centrale si sviluppassero per secoli in modo pacifico – considerando pure la bassa densità abitativa. I conflitti, le guerre, le espansioni militari iniziarono con la vendita delle armi da fuoco e con la tratta degli schiavi. Lo stesso David Livingstone (1813-73) affermerà che pace e sicurezza dominavano sulle grandi estensioni interne del Continente.

Regno del Kongo

Nel 1482 i Portoghesi giunsero all’estuario del fiume Congo, scoprendo uno fra i più grandi Stati a sud dell’equatore: il regno dei baKongo (bantù) retto dal re, il manikongo, con capitale M’banza Congo (dal 1570 al 1975: San Salvador, in Angola). Esso fu fondato fra i secc. XIV-XV, e raggiunse l’apogeo nei secc. XV-XVI. Si estendeva sulla costa per 240 km. e all’interno per 400 e passa fino alla valle del fiume Cuango. Il sovrano era il capo della casta dei fabbri, ed il Paese si ergeva sullo schema dello Stato sudanese. Disponeva di una valuta (lo nzimbu, conchiglia) a testimonianza di un commercio diffuso e organizzato.

Dopo lo scambio di missioni diplomatiche, Lisbona inviò nel 1490 missionari, carpentieri, muratori e artigiani periti nelle più differenti mansioni. Il re e la famiglia si convertirono al cristianesimo. Il sesto re, Nzinga Mbemba (battezzato Alfonso [I], n. ca. 1456), governò da cristiano convinto dal 1506 al 1543, anno della sua morte; al contempo molti giovani furono inviati in Europa per ragioni di studio ed egli stesso aprì la prima scuola per 400 allievi. Il desiderio del sovrano cattolico di riformare lo Stato secondo modelli europei – per consolidare la monarchia nei confronti della nobiltà – urtò contro la volontà dei Lusitani in Africa, di sviluppare il traffico degli schiavi con la creazione di un ponte atlantico gettato sulle sponde del Brasile, continuamente in cerca di manodopera. Nel frattempo il Portogallo conquistò a sud il territorio dello ngola (re, da qui Angola) dello Ndongo e con l’estendersi delle conquiste, le regioni meridionali del Kongo furono oggetto di razzie schiavistiche da parte di Portoghesi e loro alleati indigeni. Nonostante l’interessamento della Santa Sede – sollecitata dai monarchi congolesi – la capitale iberica si lavò le mani in merito alle attività predatorie dei propri sudditi in loco.

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Nel 1660 si giunse alla guerra fra Congolesi e Portoghesi, vinta da questi ultimi. Lo Stato si sfaldò, al punto che alla fine del sec. XVIII, il cristianesimo appariva un lontano vestigio, e il forte ed esteso regno di una volta, si ridusse a pochi centri abitati nei pressi di San Salvador. Nel 1891 diventò uno Stato vassallo del Portogallo.

Il Regno del Kongo fu abolito dai portoghesi dopo la rivolta del 1914, mentre il titolo onorifico di re cessò formalmente nel 1975 su decisione dell’allora marxista Repubblica Popolare d’Angola.

Città-Stato degli Yoruba fra gli attuali Benin e Nigeria(www.reunionblackfamily.com)
Città-Stato degli Yoruba fra gli attuali Benin e Nigeria

Le città-Stato degli Yoruba

Gli Yoruba sono l’unica etnia nera che, alla costituzione in Stato unitario, preferì la confederazione in città. La leggenda afferma che, nel I millennio dC, essi sarebbero giunti alla riva sinistra del Basso Niger dallo Yemen musulmano; mentre, in realtà, provennero dalla zona posta fra l’attuale Ciad e l’Alto Egitto.

La città di memoria più lontana è Oyo (città-Stato dominante nei secc. XVII-XVIII), fondata fra i secc. XI-XIII e di cui restano le rovine. Ibadan, invece, è la prima grande città nera del Continente. Un’altra è Ife – dotata di estesa pavimentazione mattonata (sec. XI) – l’urbe dell’oni, il capo religioso degli Yoruba, mentre il sovrano (alafin) risiedeva nella predetta Oyo. In realtà la figura del re, in principio, era puramente simbolica. Le città si autogovernavano attraverso funzioni che rammentano il coevo apparato amministrativo medievale europeo. Un Consiglio del comune-città, un Senato eletto dall’Ogboni (riunione degli uomini), ed il bale (una forma di sindaco), a cui l’Ogboni affidava un mandato biennale. Il bale, a sua volta, aveva consiglieri specializzati (veri e propri assessori), un primo ministro, giudici e un commissario di governo.

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Dal punto di vista architettonico-economico, la città era circondata da mura (Ife: 15 km.; Oyo: 26 km.) contenente una superficie che riparava e nutriva l’intera popolazione in casi di necessità; invece in tempo di pace gli agricoltori quotidianamente si dirigevano alle fattorie coprendo distanze notevoli, per poi tornare nell’agglomerato urbano.

Durante il sec. XIX gli Yoruba furono impegnati in guerre sanguinose e letali che distrussero la propria organizzazione, facilitando i negrieri che razziavano i loro territori alla ricerca di schiavi.

Conclusioni

Abbiamo esaminato, nell’analizzare le entità statuali, l’Africa propriamente detta, ovvero il Continente dal Sahara meridionale a sud, ecludendo perciò la fascia settentrionale, dall’Atlantico al Mar Rosso. È stata preferita tale impostazione poiché l’approfondimento generale di Màghreb, Egitto, Sudan orientale (i due Paesi indipendenti nel 1956 e 2011), Etiopia, Eritrea, Somalia, Gibuti e antichi Stati ad essi collegati o limitrofi è maggiore, riscuotendo una più vasta conoscenza da parte dei lettori.

Lo studio, ad iniziare da quegli antichi Stati – dei quali alcuni Paesi africani odierni hanno ripreso i nomi (a volte senza una giustificazione storico-geografica) – si è pure dedicato a realtà storiche, non più ripropostesi nemmeno a livello toponomastico – quali Songhai, Kanem-Bornu, Yoruba dati i loro splendore, organizzazione e/o estensione. Però, riteniamo doveroso ricordare pure ulteriori formazioni statali che hanno scritto la storia africana prim’ancora dell’espansione colonialistica europea: Adanse, Ashanti, Bagirmi, Dagomba, Gurma, Stati Hausa, Humbe, Jukun, Kitara, Kuba, Loango, Luba, Lunda, Mosi, Nkole, Nupe, Ouadai, Takrur.

Note:
1 D’accordo con John D. Fage, tradotto da Anna Bono, senza cappa, per distinguerlo dai Congo d’oggi.
Giovanni Armillotta

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