Morto il fotografo di un’epoca
Gli occhi. Profondi, quelli di Paolo Pedrizzetti avevano osservato e condensato in un memorabile fotogramma l’anima di un’epoca, impressionando su pellicola la più emblematica immagine degli Anni di piombo. Quel sanguinoso e cupo 14 maggio del 1977, in via de Amicis a Milano, fra i giovani gruppi rivoltosi di Autonomia Operaia – coi volti coperti da passamontagna e mano armata di P38 – si muoveva temeraio sotto i proiettili l’uomo che ha sconvolto la memoria collettiva del nostro Paese. Lo scatto dell’autonomo immortalato come un killer solitario ha per sempre contrassegnato la deriva violenta di uno scontro, dapprima ideologico e politico, che sfociò nella fredda volontà omicida: dalle istanze rivoluzionarie extraparlamentari del Sessantotto all’esplosione dei colpi d’arma da fuoco. Testimone di tale sconcertante verità storica, oggi Pedrizzetti non c’è più. Come trentasei anni fa, ci è stata consegnata da egli stesso un’immagine agghiacciante di morte. Il 16 dicembre scorso, mentre allestiva gli addobbi natalizi della propria abitazione ad Arona – nel Novarese – è accidentalmente precipitato giù dal balcone. Assieme a lui, la moglie Raffaella Mattia. I coniugi sono morti entrambi sul colpo: uniti anche nella medesima, tragica fatalità. Addio al fotografo di un mutamento insurrezionale radicale.
Le luci colorate di Natale l’hanno portato via.