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Chi sono I Compagni di Baal?

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Nel tentativo di scoprire cosa si nasconda dietro ad una serie inspiegabile di circostanze delittuose, il giornalista Claude Leroy si ritrova personalmente coinvolto in una vicenda satura di intrighi e colpi di scena, sostituizioni di persona, manovre occulte, omicidi ed inganni fino a svelare la natura satanica dell’inafferrabile setta: “e se occorre spargere fiumi di sangue, li spargeremo”. I recessi dell’antica città sotterranea di Naours, in Francia, offrono una tetra ambientazione alle misteriose adunanze in cui vengono stabiliti ed elaborati spietati piani d’azione al fine di soggiogare le menti dei deboli, mentre si susseguono incessanti le esecuzioni: l’unica sentenza prevista per i traditori è infatti la morte. “Non sono un’allucinazione, sono la realtà: la triste realtà per te!” ― è il Gran Maestro di una potente società segreta, Hubert de Mauvouloir in persona, a richiamare l’attenzione della giovane, sprovveduta Françoise Cordier sull’inevitabile sorte che sta per tenderle un agguato: “sentirai tutti i bagliori e le piccole luci della tua coscienza affievolirsi una ad una, fino alla notte più profonda. Ed allora, alla fine, tu sarai ridotta ad un semplice cadavere vivente”. Sì, è proprio questa la minaccia dell’inquietante personaggio che brama sottomettere il mondo intero ad un oscuro e totale dominio; assopire la flebile coscienza di chiunque si frapponga, pur casualmente, all’obiettivo prefisso. Ridurre gli oppositori ad un’innocua moltitudine di automi, genìe di lobotomizzati: non si tratta unicamente della prerogativa di gettare nel panico i mercati finanziari per arricchirsi con abili manovre speculative. Il progetto perseguito dagli adepti si compone di vari livelli progressivi, su cui vige la massima riservatezza; i loro tentacoli s’estendono sulla malavita organizzata ed in ambienti politici e militari esteri, nonché sugli inconsapevoli seguaci di nuovi movimenti religiosi, come il culto new age di Cosmochronos.

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Niente e nessuno sembrano in grado di poter impedire l’avvento del Maligno, perennemente invocato e venerato dai compagni di Baal ― “il primo dei re: il demone tricefalo che regna sulla parte orientale dell’Inferno con 66 legioni al suo comando” in una Parigi più tenebrosa che mai: nottetempo nei cimiteri, quando “la sera invitante, amica dei criminali, arriva pian piano come un complice. Le tenebre si schiudono lentamente come un’alcova e l’uomo impaziente si cambia in belva”. Di giorno, protetti dalle viscere della terra, dai neri cunicoli che s’intrecciano in labirintici canali ornati di candelabri e conducono all’inviolato, millenario tempio mefistofelico. È davvero possibile lottare contro l’impero delle ombre ed uscirne vittoriosi?

Alcuni passi dell’opera forse appariranno alquanto candidi col senno di poi, anche se la tecnologia adottata nella serie era all’avanguardia. Ed infatti è necessario aggiungere che i famosi film di 007 con Sean Connery – precedenti e contemporanei al predetto sceneggiato – oltre a cadere nelle ingenuità, a volte scivolavano pure sul comico-ridicolo, aspetto che non ha mai leso la produzione transalpina. Sono trascorsi relativamente pochi decenni e il luogo comune di come si siano fatti notevoli passi in avanti in breve, trova ne “I compagni di Baal” il metro più congeniale.

Lo sceneggiato, suddiviso in sette episodi di un’ora ciascuno fu tratto da un romanzo d’appendice di Jacques Champreux (n. 1930) e diretto nel 1968 da Pierre Prévert (1906-88), fratello del poeta Jacques Prévert (1900-1977); andò in onda dal 29 luglio al 9 settembre dello stesso anno sul secondo canale della radio-televisione francese. In seguito venne trasmesso dalla Rai a metà del 1970, ed è senz’altro attualissimo ed affascinante non solo per tutti gli appassionati del genere noir esoterico di cui anche per le suggestive musiche a cura di Henri Sauguet (1901-89) rappresenta un insolito ed imperdibile gioiello.

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Flora Liliana Menicocci

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