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L’arte corre sui social: Juan Brufal e la sua esperienza

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Siamo ormai abituati alle manifestazioni artistiche che si esprimono in luoghi pubblici, la corrente dell’arte urbana attraverso cui le città diventano musei a cielo aperto: graffiti e vernice spray colorano edifici e mura dei centri abitati, metropoli e sobborghi assumono l’aspetto di aree espositive permanenti e in continua evoluzione. Oggi, in parallelo a queste forme creative – un fenomeno culturale e sociale che sta interessando da tre decenni il panorama contemporaneo europeo, a partire dalla svolta parigina degli anni Novanta – prende piede un movimento nell’ambito virtuale che discende dalla Pop Art quanto il graffitismo, ma si differenzia nei modi di trasmissione e di realizzazione, nascendo nel digitale e propagandosi principalmente attraverso i social network. Tumblr, Twitter e Facebook sono i mezzi di diffusione che permettono a un’opera inedita di essere riprodotta e diventare di dominio pubblico, anche a livello globale.

Generazione X ha osservato il caso di Juan Carlos Brufal, artista visuale argentino che realizza le proprie creazioni per esporle nella sterminata galleria della Rete: emergere è una questione destinata al giudizio del popolo internettiano – che, al contrario di un passante di fronte ad una scultura o un graffito, può condividere attivamente le impressioni soggettive e diffondere l’opera nella sua esatta forma originale. Nato a Buenos Aires nel 1973, Juan Carlos ha attraversato un percorso artistico che lo ha condotto dalla poesia alla musica, fino al tentativo attuale di comunicare al mondo la sua personale ricerca di nuove forme e immagini con le elaborazioni digitali. Ammirando l’arte nelle sue varie fasi ed espressioni, fin da ragazzo era ispirato dalla creatività di geni senza tempo come Picasso, Dalì, Van Gogh e Michelangelo; è inoltre un estimatore della Pop Art di Andy Warhol e della produzione artistica di Jean-Michel Basquiat. Il suo sguardo spazia dalla stravaganza dadaista alla fotografia surreale di Man Ray sino al muralismo moderno.

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Brufal pubblica le sue opere sotto la definizione di “Arte Psicodigital” e, osservandole, se ne intuisce il motivo: i suoi lavori sono rappresentazioni della realtà espresse nell’ottica di una visione mentale astratta. Spesso raffigurano un’intersezione di luoghi ed immagini reali con una dimensione visionaria, oppure deformano lo spazio, suggerendo stimoli visivi come nel test psicologico delle macchie di Rorschach. Opere proiettive che invitano contenuti psichici inconsci ad emergere, creazioni surreali, rivisitazioni psichedeliche di capolavori classici. Da Mar del Plata, la“ciudad feliz” sulla costa orientale dell’Atlantico – dove l’artista attualmente risiede – le sue sperimentazioni digitali si diffondono nel globo, suscitando interesse e apprezzamenti di persone di varia lingua e cultura.

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Flora Liliana Menicocci

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