Cinquemila anni di Serie A. Da Braudel all’US Foggia
Parte prima (1929-1979)
Le statistiche non sono fredde come alcuni sostengono. Rappresentano la sintesi dei fatti come il titolo di un libro è il suo riassunto estremo. Le cifre non recano torti: ci dicono la verità, sia essa da ricordare oppure rimuovere. Non sono di parte, come rischierebbe di diventare uno storico, forse celato tifoso: il numero è inesorabilmente événementiel. Spesso rammenta tempi e istanti che pensavamo aver dimenticato. La Ternana che “fece prima” del capoluogo di regione (impresa riuscita nel lontano 1929 solo al Livorno e al Padova, e all’Ascoli e al Pescara dopo gli umbri); le scudettate Pro Vercelli e Casale; la Pro Patria dalle antiche maglie; i grigi dell’Alessandria due volte sesti negli anni Trenta; la Lucchese di Ernő Erbstein scomparso a Superga; il Venezia vincitrice della Coppa Italia; il Legnano lilla che fermò l’Inter campione di Skoglund, Nyers e Foni; la SPAL di padre Pietro Acerbis; il Lecco blu-azzurro; l’US Foggia bronzo in Coppa Italia; il Catanzaro di Angelo Mammì il quale umiliò la Juventus che avrebbe vinto il titolo; l’Avellino della Decade Aurea, ecc. – dove sono? Esse ci dànno “la possibilità di estendere il campo dei nostri confronti attraverso l’immensità del tempo vissuto” (Fernand Braudel), ossia la lunga durata che compone le res gestæ che permangono nella fisicità mnemonica oltre gli individui e le proprie imprese. Il campionato di calcio è il primo e unico torneo nazionale a squadre ad aver superato la centesima edizione (2001-02). Però la Serie A, come la conosciamo noi, non inizia dal 1898, bensì dal 1929-30, quando partì anche la B.
Intenzione del contributo è offrire agli appassionati e ai cultori del pallone 5.111 anni di storia.
Il piazzamento di ogni squadra nelle 81 edizioni di Serie A è indicato dal numero; c’è, inoltre, la stagione 1945-46, nonché il periodo bellico di sospensione della A. Non si tiene conto di quoziente o differenza-reti, scontri diretti, classifica avulsa, spareggi-coppe europee per classificare due o più società a pari punti: salvo quando siano necessari per il titolo o la retrocessione. Per ogni società è evidenziato se abbia vinto il campionato, la Coppa Italia, e la Supercoppa, oppure sia stata promossa o retrocessa. Per ciò che attiene all’individuazione del club nel corso del tempo, qui non si tengono presenti causalità – quali scioglimenti, ridenominazioni e titolarità varie che creano apparenze differenti sotto il profilo giuridico – bensì è la continuità che lega un sodalizio dalla fondazione sino ai giorni nostri attraverso un chiaro e lineare filo rosso. Valgano tre esempi per tutti (in ordine alfabetico).
Quando l’illustre nome dei viola, a causa fallimento, fu surrogato dalla Florentia dal 2 agosto 2002 al 19 maggio 2003, la predetta la considero Fiorentina e non altra.
Al contrario, l’US Foggia dal memorabile passato e presenze in coppe internazionali, attualmente in III categoria, non è da confondersi col Foggia Calcio (Lega Pro Seconda Divisione) fondato il 4 agosto 2012.
Per quanto riguarda la fama trisecolare della Sampdoria – che alcuni scambiano per un club da secondo dopoguerra! – nel presente studio sono ad essa indissolubilmente legate Liguria e Sampierdarenese (f. 1899), presenti in Serie A dal 1934-35 al 1939-40 e dal 1941-42 al 1942-43.
Cinquemila è per difetto. Ogni casella a seguire è un anno di storia delle 61 protagoniste di Serie A. In essa v’è tutto ciò che avrà reso felici o tristi i tifosi di cinque generazioni, GX compresa.
Boia, Giovanni,
come al solito un tuo lavoro deflagra con grandissima potenza. Si tratta sicuramente di un qualcosa che ha richiesto tutta la tua passione, tutta la tua pazienza e tutta la tua sapienza enciclopedica in materia. Sono sicuro che anche il grande Rino Tommasi, grande statistico, impallidirebbe di fronte a questa tua ultima creazione.
Inoltre in essa si avvertono il profumo e i sapori del buon sano calcio di provincia che riusciva (eccome!) a ritagliarsi uno spazio molto importante in un mondo calcistico lontano anni luce da quello odierno, tutto pervaso ed intriso di bilanci, di budget e di quattrini. Il calcio che, a riguardarne le maglie senza sponsoroni o sponsorini mi danno sempre ed inevitabilmente uno struggimento profondo per il tempo che è passato e si è portato via tante cose buone.