TAI – Le tre vendette a Wembley e il 12 febbraio 1997
Prima ancora che il Torneo Anglo-Italiano fosse stato allestito da Gigi Peronace – a cui lo si intitolò dal 1982, in memoria – la prima manifestazione che contrappose ufficialmente – al di là delle tre continentali – club italiani e d’Oltremanica, fu la Coppa delle Coppe di Lega italo-inglese per dilettanti. I britannici, nella loro invidiabile spocchia, la onorarono altamente ribattezzandola sùbito Coppa delle Coppe Europea per Amatori. Questo perché essa era stata concepita dall’ingegnere napoletano-cremonese Ottorino Barassi (1898-1971), uno fra i massimi dirigenti del calcio internazionale. Segretario generale della Figc nel 1933, organizzatore dei Campionati mondiali 1934, salvatore dai tentativi di fusione della Coppa del Mondo da parte dei nazisti (la nascose nella sua abitazione romana), nonché dal 1946 al 1958, presidente della stessa Federcalcio. L’idea era di contrapporre in partite d’andata e ritorno le vincenti di Coppa Italia dilettanti e, inizialmente, della Football Association Amateur Cup. Essa andò a buon fine: dal 1968 furono disputate otto edizioni: gli inglesi si aggiudicarono sei Coppe, gli italiani una, e l’edizione 1969 (ridenominata Coppa ‘Barassi’) vide un ex æquo. In totale: 8 partite vinte dagli inglesi, 5 pareggi e 3 nostre affermazioni. Dal 1969 prese il via – su un piano di perfetta parità tecnica – la Coppa di Lega italo-inglese per professionisti. Sino al 1971 fra le vincenti della Coppa Italia e della Coppa di Lega inglese; dal 1972 al 1974 non fu disputata. Riprese dal 1975 al 1976 fra le conquistatrici del suddetto torneo italiano e della prestigiosissima Coppa d’Inghilterra – sicuramente gli inglesi inviarono i vincitori del più antico torneo calcistico al mondo per il fatto che Artemio Franchi nel 1973 era stato eletto alla presidenza dell’Uefa.
Gli italiani conquistarono tre coppe su cinque; una su tre contro i vincenti della Coppa di Lega e due su due contro quelli della Coppa d’Inghilterra. Artefici della soddisfazione nazionale furono Bologna (1970), Fiorentina (1975) e Napoli (1976). Club di cui oggi si parla poco a livello continentale di vertice, ma che nel recente e lontano passato sono state protagoniste di grandi imprese. I felsinei vinsero due volte la Mitropa Cup (1932 e 1934) quando essa aveva lo stesso valore tecnico dell’attuale Coppa dei Campioni, inoltre si aggiudicarono il grande Torneo dell’Esposizione di Parigi nel 1937 fra squadre d’Austria, Cecoslovacchia, Francia, Germania, Inghilterra, Italia e Ungheria, annichilendo in finale il Chelsea1. I viola furono la quinta squadra europea a giungere in finale in tutt’e tre le Coppe organizzate dall’Uefa2; i partenopei hanno schierato il più grande calciatore di tutti i tempi e vinto la Coppa Uefa nel 1988-893, nonché eliminati con 12 punti (detestabile record!4) nel Gruppo F della Champions League in corso.
Un’ulteriore competizione fu la Coppa Italo-Inglese semiprofessionisti, varata nel 1975. La tripletta Napoli-Lecce-Soresinese del 1976, pose fine alle tre manifestazioni, mentre – al contempo – riprendeva, su basi di disuguaglianza il Torneo Anglo-Italiano su cui ci siamo intrattenuti nella seconda parte dello studio.
Venuta meno nel 1986 la Seconda Èra del TAI, le due federazioni decisero di riportarlo in vita nel 1992-93 su un piede di assoluta parità tecnica. Ossia schierando formazioni di 2° livello (Serie B per l’Italia e League Division 1 per l’Inghilterra5). Gli inglesi, da tradizione, presero sul serio l’evento, organizzando a settembre, addirittura otto gruppi preliminari di qualificazione fra tutte e 24 le squadre di 2° livello! Noi schierammo d’ufficio, relativamente alla stagione precedente, le retrocesse dalla A in B (lo Hellas Verona rinunciò), e le prime di B non promosse (indirizzo che fu applicato nelle successive tre edizioni). Gl’inglesi in seguito rinunciarono ai gruppi eliminatori, e applicarono il sistema italiano, offrendo comunque entrate anche alle promosse dal 3° livello della stagione anteriore. In totale furono disputati 131 incontri fra club italiani e inglesi6: 49 vittorie italiane, 36 pareggi e 46 affermazioni d’Oltremanica.
Però, non dimentichiamolo, nella Terza Èra la finale – contrariamente al periodo 1970-1986 – si svolse in Inghilterra, presso il Tempio. E qui gli italiani s’imposero per ben tre volte su quattro.
Leggendaria la Cremonese, squadra amata da Ottorino Barassi. I grigiorossi, a Wembley, sconfissero il glorioso due volte campione d’Inghilterra, Derby County, per 3-1 (27 marzo 1993). L’anno dopo fu la volta del Brescia che s’impose al club professionistico più antico del mondo, il Notts County di Nottingham7, per 1-0 (20 marzo 1994). Nel 1995 i predetti Magpies ebbero la meglio sull’Ascoli (1-0). Ed il 17 marzo 1996, sempre a Wembley, l’“inglese” Genoa 1893 con un formidabile 5-2 al Port Vale di Stoke-on-Trent, pose fine per sempre (?) al Torneo Anglo-Italiano.
Conclusioni
Ezio Luzzi in un articolo del 1971, che conservo, scrisse: “[U]na così stretta collaborazione con il calcio inglese non può che giovare al calcio italiano”8. Mai parole così semplici e chiare furono più profetiche. Quando Luzzi vergò tali note gli scontri fra le due nazionali avevano il seguente bilancio: Italia 0 [zero] vittorie, 4 pareggi e altrettante sconfitte con l’Inghilterra. Ci portavamo tale fardello a iniziare dal 13 maggio 1933. Non vi sto a fare la cronologia degli incontri, ma siccome non credo alle coincidenze, soltanto 332 giorni dopo il trionfo del Genoa a Wembley, la nazionale italiana allenata da Cesare Maldini, il 12 febbraio 1997, e di nuovo in quello stadio, battè l’Inghilterra per 1-0, in una partita valida per le eliminatorie dei mondiali. La storica rete di Gianfranco Zola al 19’ portò, dopo 63 anni e 9 mesi, per la prima volta in testa l’Italia: 7 vittorie, 5 pareggi e 6 sconfitte. Per non dire poi che, ad oggi, il primato non solo si conferma con 9-7-8, in più si rafforza con 4-2-1, nelle partite ufficiali valide per la Coppa del Mondo e gli Europei.
Il Torneo Anglo-Italiano e gli altri inter duas partes fra contraddizioni, disparità, spesso insufficienza e pressappochismo dei nostri club, figuracce italiane, indifferenza dei mass media, boria degli inglesi, furono un geniale sistema di intelligence trentennale dalle basse alle alte sfere che Barassi e Peronace applicarono agli eventi.
Se vuoi sconfiggere gli inglesi va’ da loro: giocaci, comprendili e alla fine ubriacali.
E così è stato.
I quattro tornei della Terza Èra (1992-93/1995-96)
e le altre manifestazioni italo-inglesi dal 1968 al 1976
Un particolare ringraziamento a Ivo Manzoni (Segretario dell’AC Ponte San Pietro-Isola [Bg]), Giuseppe Montagna (Palo del Colle [Ba]) ed all’ACD Jesolo, senza il cui apporto, la ricerca di date, risultati e formazioni della Coppa ‘Ottorino Barassi’ non può dirsi in via di completamento