Livorno: un secolo e dieci anni di calcio
Le giuste contestazioni dei tifosi del Livorno che non meritano di retrocedere in Serie B, ci dànno l’opportunità per ricordare i 110 anni di pallone nella città labronica. Si dice che in città i primi calci al pallone siano stati tirati grazie a Giovanni Domenico ‘Menio’ Carmichael, figlio del vice-console inglese Mr. Montgomery. ‘Menio’ aveva imparato il football sul porto, da marinai inglesi. Egli insegnò ad alcuni amici le regole fondamentali del gioco. E fu lui nel 1904 ad organizzare la prima partita, con le giacche ammucchiate per tracciare le porte, su un campo di piazza Magenta a lato della Chiesa del Soccorso. All’epoca gli sport – dal canottaggio ali’ atletica, dall’equitazione alla scherma, dal nuoto al pugilato e perciò anche il calcio – erano praticati quasi esclusivamente da studenti di famiglie abbienti che potevano permettersi di dedicare tempo ed energie, senza ricavarne alcun guadagno. Ecco perché, di lì a poco, i campi da gioco delle squadre nascenti saranno i prati di ville private. Gli organizzatori, i presidenti, i segretari delle società saranno i figli dei notabili della città. Ed il pubblico, quello chic, della Livorno bene. Lo stesso fondatore e primo segretario dell’US Livorno, il noto editore-tipografo Gino Belforte, era presidente del Rotary Club.
Un anno dopo la famosa partita nacque la prima società calcistica livornese. Col nome di Virtus Juventusque, con i colori bianco-blu, presidente Umberto Odett Santini, si allenava a Villa Cherubini, nella zona fra via del Corallo e via del Ricovero. La sua prima partita la giocò nella villa del Signor Fabbricotti, di fronte ad un pubblico entusiasta e vestito all’ultima moda, contro una squadra messa su da equipaggi di navi inglesi che avevano attraccato al porto nel giugno e che vinse, com’era ovvio, per 11 a 1.
Il calcio piaceva e molte piccole squadre nascevano a volte vivendo solo per l’arco di un incontro. Nel 1906, durante i festeggiamenti per il terzo centenario (contestabile! Livorno è stata fondata nel 1577) che videro in città il colonnello Cody, il noto Buffalo Bill, fu organizzato un grande match tra le società sportive livornesi.
E in quell’occasione i prati di Villa Pellegrini in via del Vigna divennero il campo da gioco di un’importante seconda squadra, la Spes, dai colori bianco-verde e fondata dall’avvocato Giorgio Campi (che allora aveva appena 15 anni).
Ancor prima della fine del sec. XIX, era nata la Federazione Italiana Giuoco Calcio, che dal 1898 organizzava il Campionato nazionale. Ma solo nel 1913 – quasi a dieci anni dalla partita di piazza Magenta – Virtus Juventusque e Spes si sentirono tanto forti da partecipare al Campionato. Nel 1914 era stata costituita la Toscana Football Club da un gruppo che per diletto stava tirando calci ad un pallone nella piazzetta antistante il Palazzo Granducale. Si riconobbero competitivi e decisero che avrebbero dato del filo da torcere alle due maggiori squadre cittadine. La vita della Toscana FC non durò a lungo, ma da questa usciranno grandi calciatori come gli Jacoponi I e II, Guglielmo Bianchi e Mario Magnozzi. Con maglie verdi e risvolti bianchi la squadra si allenava sul Campo del Fungo, ovvero l’attuale Gymnasium, e aveva sede sociale in un piccolo bar di via Fagiuoli.
Sarà stato lo spettro della Grande Guerra, sarà stato l’inizio del Campionato Nazionale 1915 che non andava nel migliore dei modi, sta di fatto che il 14 o il 17 febbraio di quell’anno Virtus Juventusque e Spes si fusero in un’unica società. Per quanto riguarda la discordanza di date, è successo anche nelle migliori famiglie come il caso dell’inglese Football Association.
Si decise che la maglia avrebbe avuto i colori della città, amaranto con stemma comunale in oro, e si progettò l’edificazione di un campo sportivo con tanto di tribune sul terreno di Villa Chayes (fino al 1933) dove già si era trasferita la Spes abbandonando Villa Pellegrini. Da qui sarebbe iniziata la leggenda che avrebbe condotto per due anni gli amaranto al secondo posto: nel primo Campionato nazionale dopo la guerra mondiale (1920: Inter -Livorno 3-2), e non dimenticando il ‘43 alle spalle del Grande Torino – titolo perso a soli quattro minuti dalla fine, per una rete di Valentino Mazzola a Bari.