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Archillect, memorie di un automa

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Un’intelligenza artificiale è in grado di fornire ispirazione estetica? Se lo domandate al progettista, grafico ed artista turco Murat Pak, probabilmente risponderà che “tutto è una versione di qualcos’altro”. Di conseguenza, la mente umana può essere impressionata da ogni genere di visione che abbia la caratteristica fondamentale di suggestionarla. Non importa se a scegliere una gamma di fotografie, animazioni e disegni dai quali trarre l’impulso creativo sia stato qualcuno in carne ed ossa oppure un algoritmo. Anzi, quest’ultimo avrebbe la capacità di selezionare e proporre impressioni artistiche seguendo i gusti della gente, cercare e scovare cose che piacciono alle persone, riproponendole in una successione non casuale. È fantascienza o realtà? Esiste, si tratta di Archillect (archive + intellect), una raccolta visiva in costante aggiornamento realizzata da un’intelligenza sintetica, programmata allo scopo di condividere immagini suggestive. Fin dal 2014, la “musa digitale” – come l’ha definita l’ideatore Pak, esperto in automazione – ha un proprio profilo attivo su Twitter, Facebook, Pinterest e può vantare decine di migliaia di seguaci. Molti di loro non sono consapevoli che si tratti di un bot dinamico – infatti, è incomprensibile che il soggetto in questione non sia un essere umano. Il sito presenta un’interessante collezione di stimoli visivi: come si comporta Archillect? Dopo aver cercato parole chiave tra le pagine di siti in prevalenza fotografici come Tumblr, 500px o Flickr e catalogato interazioni degli utenti, l’entità artificiale crea una mappa dei dati reperiti, strutturati in base a parametri che tengono in considerazione soprattutto le correlazioni con altri argomenti. Ciò le permette di apprendere – ed è la peculiarità distintiva di una IA, ossia non si limita ad eseguire istruzioni ma può evolversi in modo indipendente – e realizzare una specie di “rete neurale” finalizzata al coinvolgimento di quanta più gente possibile. A dimostrazione della propria autonomia, nel tempo le scelte motivate dalla popolarità si sono discostate notevolmente dall’impostazione iniziale dell’ideatore. Dall’arte visuale, Archillect era giunta ad optare per le istantanee di nudo femminile – al punto che Pak è intervenuto a modificarne l’algoritmo. In altre parole, il sistema può intuire le preferenze del pubblico, offrendo immagini di elevato impatto emotivo e visivo: allo stato attuale, l’unico limite è l’impossibilità ad attribuire a fotografie, forme astratte e grafiche surrealiste raccolte, il relativo autore.

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La questione dell’opera originale ci riporta alla tematica dell’autonomia dell’artista, sollevata dall’utilizzo delle macchine di Lia Miltos Manetas, Angela Bulloch, Tim Lewis, Steven Pippin, Andreas Zybach (e molti altri). Dopo aver visto macchine che, a partire dagli anni Cinquanta, hanno la capacità di produrre arte restando nei parametri stabiliti dagli artisti – ovvero come strumenti, anziché essere dotate di autodeterminazione creativa – ora siamo di fronte ad un processo diverso, in cui un’intelligenza artificiale reagisce da sé, stabilendo cosa sia fonte d’ispirazione: un domani, una più evoluta forma di automa potrebbe ispirare macchine che faranno arte?

Flora Liliana Menicocci

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