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In Italia è aperta la caccia al rifiuto tossico dell’ex Sisas

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Dove sono finiti i rifiuti tossici provenienti dal polo chimico ex Sisas di Pioltello-Rodano? Fin dal 2011, Greenpeace e Legambiente lanciarono un allarme sulla totale mancanza di trasparenza nelle operazioni di “bonifica” delle discariche illegali presenti nei rispettivi comuni alle porte di Milano. Sgomberate in un batter d’occhio, le 280mila tonnellate di nerofumo e scorie industriali – contaminate da mercurio e sepolte in fusti molto vicini alla falda acquifera sotterranea – sembrano esser sparite nel nulla. “Ho cominciato tre anni fa, da consigliere provinciale, a denunciare uno strano traffico di rifiuti tra l’area ex Sisas e alcune discariche regionali, tra cui quella di Inzago e il sito di smaltimento di Cornaredo”, riferisce l’onorevole Paolo Cova – il quale ha presentato varie interrogazioni parlamentari nel tentativo di chiarire la vicenda. Lo stesso Cova ricorda inoltre che “la salute dei cittadini è stata messa dopo l’urgenza inspiegabile di svuotare il sito di Pioltello entro pochi giorni”1.

Una sporca storia che si trascina da oltre 28 anni, fra interventi inadeguati, gravi illeciti, collusioni con la criminalità e favoritismi politici di alto livello. Nel 1986 il Tribunale di Milano condannò la Sisas a bonificare con urgenza le suddette discariche illegali: sentenza che la società disattese. Avviata dalla Commissione Europea, la conseguente procedura d’infrazione nel 2004 si tramutò in una condanna dello Stato italiano al pagamento di una sanzione di circa 19 milioni di euro: fu a tal punto che il ministero dell’Ambiente autorizzò l’avvio improrogabile dei lavori. L’appalto era stato vinto dalla Sadi Servizi Industriali Spa – che oggi ha assunto la denominazione di Ambienthesis ed è “la più grande piattaforma in Italia per il trattamento dei rifiuti speciali pericolosi”. Eppure, l’allora capo della Segreteria tecnica del ministro Prestigiacomo, Luigi Pelaggi – una delle sei persone finite in manette il 22 gennaio scorso, durante l’indagine dei carabinieri del Noe, “Black Smoke” – trasferì il delicato incarico alla Daneco Impianti, società priva dei necessari requisiti e permessi. Secondo le accuse, per chiudere un occhio sulla non idoneità di quest’ultima, il funzionario catanzarese avrebbe incassato una profumata tangente.

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Area ex Sisas - rifiuti del Polo chimico di Pioltello-Rodano, nella periferia di Milano
Area ex Sisas, rifiuti del Polo chimico di Pioltello-Rodano, periferia di Milano

Per di più, nel 2009 la regione Lombardia promulgò una norma che fu soprannominata “ad aziendam”, poiché garantiva agli impresari coinvolti nell’eliminazione delle discariche benefici immobiliari pari a 120 milioni di euro, ossia di gran lunga superiori ai reali costi della bonifica – fra l’altro mai compiuta. Difatti, nei confronti della Daneco Impianti nessuno si interessò di verificare che le operazioni di messa in sicurezza e risanamento delle acque sotterranee e dei terreni circostanti fossero effettivamente svolte. Né il direttore dei lavori (la Sogesid Spa, società in house del ministero dell’Ambiente) né il commissario delegato, venendo meno ai propri doveri. Anzi, furono indette nuove gare d’appalto – aggiudicate al massimo ribasso dalla General Smontaggi – per il completamento dei lavori: ancora oggi, non tutti i rifiuti sono stati rimossi e l’effettiva bonifica dei terreni e delle acque di falda dell’area ex Sisas non è neppure iniziata.

La Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti (XVI Legislatura) ha concluso che “una parte considerevole dei rifiuti provenienti dalle suddette discariche non ha subito trattamento alcuno, in quanto è stato semplicemente «miscelato» con i terreni provenienti dagli argini delle aree di discarica”. Ed inoltre, “dopo tale miscelazione avvenuta in loco, non vi è stata alcuna successiva caratterizzazione di tale rifiuto, al fine di escluderne la pericolosità”2. Ai rifiuti pericolosi e inquinanti è stato semplicemente cambiato il codice, equiparandoli ai normali rifiuti solidi: in spregio della salute di molte persone che, inconsapevolmente, sono state contaminate dalle medesime sostanze nocive. Una parte di terre velenose – circa 7.500 tonnellate – è stata localizzata a Ravenna. Ulteriori 69mila tonnellate furono occultate dalla Daneco Impianti a Chivasso, in provincia di Torino – sempre camuffate da “innocua” sporcizia. Che fine abbia fatto la restante terra tossica, è ancora da scoprire.

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Note:
1 On. Cova, “Ex Sisas: ho denunciato il traffico di rifiuti tra discariche lombarde ancora a partire dal 2011. Troppa facilità da parte di Regione e Ministro”, Cassina PD, 22/01/2014.
2 Doc. XXIII N.13, Relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Lombardia della Commissione parlamentare d’inchiesta, XVI Legislatura, pp. 149-150.
Flora Liliana Menicocci

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